Game Over: stop al mio profilo Facebook
perchè non userò più i social a livello personale.
Ho deciso che non pubblicherò più sui social network a livello personale.**
Sento già in sottofondo un coro di “Ecchissenefrega!?!”, come è giusto che sia, visto che chi mi segue sa benissimo la mia limitatissima simpatia verso i social network, come ho già spiegato in questo articolo.
Tuttavia, per quelle poche centinaia di persone che continuano a seguirmi, mi piacerebbe dare una motivazione un poco più dettagliata di questa decisione.
No, non sono “contro” i social!
Anzi li ritengo uno strumento di estrema rilevanza del mondo della comunicazione che, nella sua anima fondante, permettono un principio di democrazia dal basso, non filtrata, che ritengo un valore enorme.
Credo però sia importante sottolineare una evoluzione negativa, se non una vera e propria involuzione, dei comunemente definiti “social network”.
Ho virgolettato il termine social network non a caso, perché siamo davanti ad uno dei tanti casi in cui le parole vengono usate in modo completamente astratto dalla realtà.
Mi spiego meglio, i social network sono nati per mettere in comunicazione le persone all’interno di comunità eterogenee nella speranza di creare dei veri e propri agorà virtuali, ovvero la ricreazione digitale degli spazi aperti dove la gente si trovava fisicamente per conoscersi e conversare.
Probabilmente all’inizio è stato davvero così, ma ben presto il dio del denaro ha fatto cambiare direzione, propositi e obiettivi a colori quali si sono ben presto resi conto di avere in mano uno strumento di una potenza pressoché illimitata e con diffusione planetaria.
Oggi i social network non sono più strumenti per mettere in comunicazione, ma vetrine di distribuzione di contenuti che sono passivamente usufruiti dagli utenti.
Lo scrolling verticale sempre più vorticoso fatto sugli smartphone testimonia che i livelli di attenzione sono assolutamente crollati e che l’interesse verso ciò che viene prodotto è pari allo Zero.
i frequentatori dei social network non comunicano, ma mettono online dei contenuti per farli vedere agli altri: sembra una differenza sottile, ma fa tutta la differenza del mondo, perché si sono trasformati in una nuova televisione digitale, al pari di Netflix, Sky, AmazonPrime etc..
La dimostrazione inequivocabile di questo concetto la troviamo analizzando i dati di crescita, ovvero che il social più diffuso (anche perché è nato prima) resta ancora Facebook, ma con una qualità (per così dire) dei contenuti che ormai rasenta il demenziale e che sempre più lascia spazio ad attacchi, offese e risse digitali di ogni tipo.
Se stai pensando che questo è figlio del fatto che Facebook è ormai considerato un social network per “vecchi”, devo dirti che non è assolutamente così, perché basta vedere il social che è cresciuto di più in assoluto nell’ultimo anno , ovvero Tik Tok.
Al di là della ostentazione ripetuta di tette e culi, ormai ben sopra la soglia del soft porno, e anche volendo passar sopra ai milioni di persone che ci fanno vedere come fare il passetto di danza, questo social network è quasi intereamente “guidato” da creatori di contenuti professionisti, che hanno come finalità non certo quello di socializzare con gli altri, ma di produrre visualizzazioni per potersi meglio posizionare con influencers al fine di essere contattati dalle aziende per sponsorizzare i loro prodotti.
Nella terra di mezzo dei social network dice ancora la sua Instagram perché di fatto racchiude frazioni delle modalità e dei contenuti che sono su Facebook da una parte e su Tik Tok dall’altra.
Su questo social ancora qualche “commento” (chiamamoli così) si vede, così come qualche interazione, ma anche qui l’impennata dal punto di vista commerciale ormai non conosce sosta, e la quasi totalità dei contenuti che funzionano sono quelli costruiti da professionisti.
C’è qualcosa di male in tutto questo?
Assolutamente no, fa parte del progresso tecnologico ed è un bene che si creino nuove figure professionali.
Se poi queste sono particolarmente brave e riescono a guadagnare cifre importanti, dobbiamo fare loro soltanto dei grandi complimenti.
Per il discorso “influencers”, infine, aldilà delle facili chiacchiere da bar (quanto guadagano, c’è la tizia che ha fatto i soldi non Facendo nulla etc..) è bene tenere i piedi ben saldi a terra sapendo che meno del’1% del totale riesce ad ottenere risultati concreti.
Il motivo della decisione
Però io sto scrivendo questo articolo non per criticare i social, ma per spiegare che questi strumenti non hanno più niente di sociale, o quantomeno molto poco, essendosi trasformate in applicazioni da intrattenimento e sono i fatti a dimostrarlo, non le mie sensazioni.
Chiarisco il concetto dicendo che “socializzare” ha diversi significati, tra i quali:
- comunicare con qualcuno
- fare amicizia
- parlare con qualcuno con confidenza
- instaurare un dialogo con qualcuno
- mantenere una relazione sociale
Ora…quale confidenza dovrei avere con l’avvenente signorina che nel video mi fa sobbalzare il suo seno / didietro super-abbondante?
Quale relazione sociale dovrei instaurare con i milioni di improvvisati / maldestri oppure ottimi ballerini?
Quale dialogo dovrei avere con uno che in piena estate sta giocando ad un videogame DA SOLO nella sua cameretta invece di essere fuori al mare, magari a vedere di rimorchiare?
Quale amicizia posso creare con persone che non conosco e che probabilmente non incontrerò mai, quando non so nemmeno come si chiamano tutti gli inquilini del mio condominio?
Potrei andare avanti tutto il giorno, ma credo che il concetto sia chiaro, ovvero che i social network non sono più tali, soltanto applicazioni da intrattenimento.
Dietro i social network non ci sono le persone, ma aziende e algoritmi appositamente programmati per farti vedere cosa presumibilmente ti interesserà di più e incrementare i guadagni derivanti dalla pubblicità.
Quindi va benissimo fruire di questi contenuti, ma da qui alla parola socializzazione ce ne corre, anzi, se andiamo a vedere in profondità questi strumenti sono esattamente l’opposto della socialità.
Do you spik Italian?
Sulla parola scritta poi ci sarebbe da scrivere mesi, ma è sotto gli occhi di tutti coloro i quali abbiano un cervello attivo per capire che il livello della lingua italiana è sceso talmente in basso da rasentare il pavimento :-(
Ci sono persone in possesso di diploma di scuola superiore, ovvero di maturità, che si esprimono con il lessico di un bambino di 12 anni (quando va bene…)
Il tutto condito da una serie pressoché interminabile di strafalcioni ed errori ortografici e grammaticali.
La lingua italiana sta diventando sempre più arida: i giovani utilizzano un vocabolario limitato e sembra che stiano perdendo il gusto per una lingua come la nostra, ricca di sfumature espressive, se la si conosce.
Con la lingua italiana si può esprimere tutto, ci sono termini appropriati esatti e con un’infinità di sinonimi.
Basta conoscerli e utilizzarli.
Certo, il patrimonio lessicale italiano si aggira sui 215.000-270.000 lessemi , quindi meglio stare sul tranquillo e analizzare solo il vocabolario di base dell’italiano (VdB), cioè l’insieme dei vocaboli che sono meglio padroneggiati e usati dai parlanti, che si divide in lessico fondamentale (2000 vocaboli circa), lessico di alto uso (3000 vocaboli circa) e lessico di alta disponibilità (2500 vocaboli circa). Totale: circa 7500 parole.
7.500 parole sono (melgio dire sarebbero) il pacchetto entry level di cui nessuno può fare a meno se vuole comunicare in modo corretto e compiuto. In realtà nn sopno molte, visto che all’età di tre anni il nostro ceervello in media ne ha già memorizzate 1.000
Ora, senza volersi trasformare in fini dicitori, poeti,scrittori, intellettuali o letterati, basta farsi un giro sui social per leggere ogni tipo di nefandezza grammaticale e ortografica,banalità dei concetti , annullamento della varietà degli aggettivi e via dicendo.
Si legge poco o niente, si scrive male e in forme concise, predominano parole straniere, le forme e i sentimenti sono spesso descritti con le “emoticon”.
Questa cosa , considerata “normale”, è un colossale e drammatico ritorno al passato, all’analfabetismo.
È un vero peccato, un impoverimento che va combattuto con la buona lettura, la ricerca dei significati delle parole sconosciute, la ricerca di sinonimi e contrari.
Ora, come ho scritto nella introduzione dei pochi libri che ho pubblicato, non mi ritengo un autore e tantomeno uno scrittore, ma non vedo perché dovrei pedere tempo a rispondere o intervenire su commenti social lasciati da persone che, spesso trasudando frustrazione, urlano, offendono e sbraitano senza nemmeno sapere usare la virgola o coniugare un verbo nelle sue forme base.
Perché i social network NON sono “social”
L’errata evoluzione dei social sta isolando sempre di più le persone invece di avvicinarle, esattamente come succede con gli smartphone.
Non sono necessari studi di settore o rcerche scientifiche, basta guardarsi intorno: le persone non si guardano più e non parlano più tra di loro perché sono tutte impegnate ad appiccicare la loro faccia sullo schermo del telefono per fruire passivamente di quei contenuti dei quali ho parlato nei paragrafi precedenti.
E quando provano a comunicare, lo fanno con foto innaturali, filtrate e che nel 90% dei casi NON rappresentano quella persona nella realtà, manco fossimo in Matrix o Avatar!
E quel che è peggio è che i social network stanno classificando le persone e i pensieri delle stesse incanalandole in gruppi omogenei, ovvero chi entra in un gruppo Facebook lo fa unicamente per dialogare con le persone che la pensano esattamente allo stesso modo, evitando di far entrare o escludendo quelli che la pensano diversamente: alla faccia della socializzazione!!
Smartphone e social network stanno semrpe più incrementando il livello di isolamento delle persone e questo a causa del fatto che le persone non sono preparate (e non potevano esserlo), ad una evoluzione così rapida e repentina della tecnologia che ha sconvolto, che ci piaccia o no, il nostro modo di vivere.
Indietro non si torna, e tutto sommato è giusto che sia così perché sarebbe da sciocchi pensare che ciò che è vecchio sia sempre meglio del nuovo.
Il problema è che mi sembra che ci siamo fatti prendere un po’ troppo la mano e invece di essere noi ad usare questi sistemi, sembra siano loro che stiano usando noi, condizionando le nostre vite, il nostro modo di vivere e, manco a dirlo, la nostra socialità.
È fuor di dubbio che Internet e i canali sociali siano una conquista che vada mantenuta, ma come acquistare una Ferrari non farà di me un pilota di Formula 1, l’uso improprio di questi sistemi non farà di me una persona migliore e di sicuro non migliorerà la mia esistenza e ancor meno la mia cultura.
Nonostante io ami la tecnologia e sia un esperto del settore digitale da molti anni, credo che ci sia altro a cui pensare e soprattutto metodi decisamente migliori di usare il proprio tempo, senza farsi risucchiare da vortici di pseudo-informazioni delle quali, se andiamo a vedere bene, non ce ne frega una emerita cippa.
Ma questo articolo riguarda il mio stop all’utilizzo personale dei social network, dei quali, in questa modalità, sono certo non ne sentirò la mancanza.
Quindi saluto gli haters seriali, i leoni della tastiera, i tuttologi, i poeti della domenica, i filosofi del neologismo, gli sfigati e i superfighi/e, gli specialisti dei “buongiornissimi”, i “guru” e chi più ne ha più ne metta.
Nel mio percorso sto riscoprendo cose che mi sono perso per la strada e che sto riassaporando, inclusa la voglia e la capacità di socializzare, ma con le persone in carne ed ossa.
In bocca al lupo a chi resta ;-)
** il mio profilo non sarà cancellato e resterà visibile in quanto tecnicamente necessario per gestire le pagine aziendali, visto che Fb non permette di fare altrimenti, ma non pubblicherò più a titolo personale.