Comunicazione Corporate, è ancora utile?
Utilizzarla senza aggiornarsi allontana gli obiettivi
- Cosa è la comunicazione corporativa ?
- Come è cambiata nel tempo ?
- Come applicarla oggi ?
Prima di addentrarmi in questo lungo capitolo, ci tengo a specificare che questo tipo di comunicazione è (spesso, non sempre) quanto di più lontano dal mio concetto di espressione, perché rappresenta l’antitesi del concetto di ascolto attivo che continuamente ripropongo in questo libro. (parere personale, non basato su studi, ma ampiamente condiviso dai professionisti del mio settore)
Tuttavia si tratta di un aspetto importante e delicato perché coinvolge un grande numero di persone, quindi è necessario agire con cautela.
La comunicazione corporativa, come dice il termine stesso, è un qualcosa di “chiuso”, che raramente apre un dialogo, limitandosi a rendere note decisioni già prese, senza che il “pubblico” che la legge abbia concrete possibilità di interagire o modificare il messaggio.
Non è un caso che i termini “corporativo” o “corporazioni” sono spesso utilizzate con una accezione negativa.
Ho parlato di antitesi, perché parlare di comunicazione usando un termine che porta visualizzazioni mentali negative… ha solo effetti negativi.
“…E vabbè , Marco, ma sei proprio pessimista!”
Sinceramente no, non credo di essere esagerato e cerco di spiegare adesso il motivo di questa mia presunta “esagerazione negativa”.
Per provare a capirci meglio, facciamo un piccolo test.
Hai 30 secondi di tempo per pensare ad una comunicazione corporate letta negli ultimi sei mesi che ti ha particolarmente colpito.
Pronto? Via!
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Tempo scaduto: ti sei ricordato qualcosa?
Probabilmente no!
E nel caso tu fossi un novello Pico della Mirandola, si tratterebbe di un ricordo vago, del quale non saresti in grado di riproporre un intero paragrafo per scritto.
L’esercizio dimostra la totale inefficienza di quel genere di comunicazione.
Perchè accade questo?
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linguaggio distante dalle persone
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contenuti calati dall’alto
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decisioni già prese
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terminologie tecniche o legali
A NESSUNO piace una comunicazione simile!
Eppure, ancora oggi molte aziende la usano :-(
Fortunatamente, molte hanno capito e iniziato percorsi di cambiamento virtuosi, raccogliendone risultati positivi.
Tornando invece alle aziende più “tradizionali”, queste non solo si ostinano a portare avanti una comunicazione anacronistica, ma avrebbero addirittura la presunzione che il pubblico debba capirla lo stesso. (qualcuno mi dia uno spigolo)
In pratica il ragionamento dell’azienda è qualcosa del tipo:
“Noi abbiamo sempre comunicato così e siamo diventati un’azienda grande e prosperosa, perché mai dovremmo cambiare?”
Cara azienda, perché prima non esistevano cosucce come Internet, i moderni telefoni e computer, la diffusione della banda larga, la comunicazione visuale e anche un completo cambiamento dei percorsi culturali, a partire dalle scuole, che stanno sfornando generazioni di individui lontani anni luce da quel tipo di comunicazione.
E se siete una azienda grande e prosperosa sapete molto meglio del sottoscritto che la storia ci racconta di migliaia di aziende “eccellenti”…. che oggi non esistono più.
E allora che si fa?
La comunicazione corporativa va cancellata?
Certo che no, perché anche questa è parte di un processo comunicativo, ed è, a suo modo, fondamentale per i processi interni, ma va adeguata ai tempi.
In questo mio fiume di “negatività costruttiva“, vorrei però aggiungere anche degli aspetti sicuramente positivi (evviva!)
Come migliorare la comunicazione corporate
In primis sottolineerei il fatto che correggere il tiro è oggi molto più facile rispetto che al passato, proprio perché i moderni mezzi di comunicazione possono aiutare incredibilmente una azienda a ridisegnare la propria comunicazione corporativa ed usarla in un modo virtuoso.
Non posso entrare nel dettaglio in un articolo, quindi mi limito a segnalare tre utili suggerimenti di base
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modifica del linguaggio
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Comunicati stampa
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Social media
Vediamoli singolarmente:
1.modifica del linguaggio
Prima di intraprendere qualsiasi azione sarà necessario per l’azienda a rivedere la modalità dei comunicati.
Basta usare “paroloni” o termini troppo tecnici (non piacciono a nessuno), perché nel mondo della comunicazione aziendale moderna sarebbero l’equivalente del dare del “voi” a una persona durante un pranzo di lavoro.
Per farlo non c’è bisogno di reinventare la ruota , sarà sufficiente modificare i periodi, cercando di inserire i concetti, inclusi quelli tecnici, all’interno di frasi più semplici e comprensibili.
Il paragrafo precedente è molto importante perché spesso le aziende non tengono in considerazione il fatto che determinati comunicati non vengono letti da pari livello.
Per chiarire il concetto faccio un esempio:
un comunicato scritto da un ingegnere, letto da un direttore vendite, apparirà incomprensibile, quindi perderà efficacia. Sei d’accordo?
Usare una modalità colloquiale e adeguata a destinatari (come spiegato nel precedente capitolo) è l’arma in più per rendere la comunicazione corporativa più “umana”, digeribile e soprattutto vicina alle persone.
Non va mai dimenticato che dietro un titolo o una qualifica c’è sempre il vero destinatario del messaggio : una persona.
2. Comunicati stampa
Prima di tutto cerchiamo di capire davvero cosa sia un comunicato stampa Si tratta di argomento vasto al quale ho dedicato un articolo che puoi leggere qui
3.Social media
La comunicazione corporativa e i social network, secondo il mio modesto parere, sono la cosa più incompatibile del mondo.
Parlano in modo diverso, con tempi diversi, scopi diversi…insomma: un dialogo fra sordi!
Ma una azienda che vuole migliorare la propria comunicazione deve avere la capacità di mixare i due mondi.
Questo è possibile ovviamente in modo limitato, perché spesso la comunicazione corporativa è limitata all’interno dell’azienda o comunque ad un ristretto numero di interlocutori selezionati.
Per limitazione intendo dire che, innanzitutto, non è possibile utilizzare testi e modalità per una comunicazione interna o tecnica per una pubblicazione sui social, ma creando testi specifici per ogni piattaforma su cui vogliamo pubblicare.
In alternativa è possibile creare soltanto degli avvisi linkando l’articolo completo pubblicato sul sito ufficiale.
Ovviamente non è il massimo della vita, ma avrà il grande merito di manifestare al pubblico che l’azienda è trasparente e, per quanto possibile, vuole rendere partecipe dei propri cambiamenti “interni” anche la base dell’utenza, informandola con metodi che siano di facile fruizione per la stessa.
Il messaggio finale che passa da questo atteggiamento è importante, perché dimostra la volontà di creare un rapporto e una vicinanza che va in qualche modo a ridimensionare il preconcetto di negatività che, come ho spiegato all’inizio di questo capitolo, viene, a torto o a ragione, molto spesso associato a questo tipo di comunicazione.
La “vecchia” comunicazione corporate deve lasciare spazio a quella contemporanea, sempre più integrata nelle reti sociali e sempre meno soggetta a controllo.
È proprio quest’ultimo sottolineato che “spaventa” molte aziende: non avere il pieno e totale controllo di quella determinata comunicazione.
Credetemi se vi dico che è un falso problema.
Guardate un qualsiasi telegiornale o altro mezzo di informazione: avrete centinaia di esempi in cui le informazioni cosiddette “segrete” non erano poi così irraggiungibili.
Perché una notizia sfugga al controllo non occorre James Bond, è sufficiente inoltrare una e-mail per rendere pubblico qualcosa di “riservato”.
In pratica, resistere a questo necessario cambiamento equivale all’atteggiamento dello struzzo davanti al pericolo: evitiamo di essere così sciocchi e cerchiamo di fare i passi necessari per migliorare la comunicazione corporativa: i benefici non tarderanno ad arrivare.