Se vuoi comunicare bene devi commettere un omicidio
Sarai capace di trasformarti in uno spietato KiIller?
Premesso che non intendo farti uccidere una persona (ti spiego fra poco) , chiariamo subito il concetto fondamentale che sta alla base fondante di questo articolo, che pare sfugga a molte aziende:
“alle persone non gli frega niente di te, della tua azienda e di cosa vendi”
Chiaro?
Convinto?
Consapevole?
Ok, andiamo avanti.
Questo post riguarda specificamente chi ricopre un ruolo di primo piano in azienda, generalmente il proprietario, l’amministratore delegato, il socio unico, il general manager etc…
Stavolta dovrai agire in prima persona, trasformandoti in un killer senza pietà, spietato, che non lascerà scampo al suo obiettivo.
Fortunatamente non avrai bisogno di nessun mitra, pistola, esplosivo o altra arma letale per portare a termine il tuo incarico, ma ti assicuro che sarà comunque una battaglia durissima, senza esclusione di colpi, e che, devo avvisarti, potrebbe addirittura vederti soccombere.
Per questo dovrai arrivare allo scontro finale molto preparato, senza avere esitazioni, perché il tuo avversario è una delle cose più pericolose esistenti per l’essere umano:
sto parlando del tuo EGO!
Un elemento subdolo, spesso invisibile, che portiamo con noi o dentro di noi in maniera a volte inconsapevole, altre con convinzione, ed in entrambi i casi i risultati sono catastrofici.
Non sono uno psicologo, un sociologo e tanto meno un filosofo, quindi voglio chiarire che leggo a cui mi riferisco è quello di tipo professionale, quello che lascia convincere che tu sei migliore degli altri, che la tua professionalità deve essere necessariamente riconosciuta perché “sei bravo “, perché tu hai un’azienda “di successo”, perché sei un imprenditore “di successo”, eccetera eccetera..
Questo distorto pensiero è probabilmente quello che genera i danni maggiori in termini comunicativi, perché l’egocentrismo sarà sempre irrimediabilmente distribuito, mediante i vari singoli passaggi tecnici, anche all’interno della comunicazione aziendale.
Se io sono convinto di essere super figo o ritengo che la mia azienda sia la migliore di tutte, non esiterò a comunicarlo al resto del mondo: in fin dei conti sto dicendo la verità, perché dovrei vergognarmene?
Il problema in realtà è un altro, ovvero che manca è l’elemento fondamentale di cui abbiamo già parlato: l’ascolto. (lo trovi in questo articolo)
Tu puoi essere figo finché vuoi, la tua azienda può fatturare milioni di euro, espandersi a macchia d’olio con risultati sorprendenti, ma se non ascolti chi hai davanti, l’impressione che avranno di te (e conseguentemente della tua azienda…) non sarà comunque positiva.
A questo punto tu potresti ragionevolmente rispondermi con un deciso: “ecchissenefrega!?”
Vero, potresti farlo, ma è decisamente sconsigliato, perché non si contano più i casi in cui una comunicazione sbagliata, partita dal basso, come antitesi di un ego troppo pronunciato, abbia poi generato una corrente di pensiero negativa che, granello dopo granello, mattone dopo mattone, abbia sgretolato dall’interno successi e certezze di molte aziende in tutto il mondo. (In altri articoli esporrò qualche esempio… )
E la cosa è solo al suo inizio, perché se questi primi anni della rete sono stati vissuti con euforia ed entusiasmo, i prossimi trenta saranno popolati da persone che sono anagraficamente nati e cresciuti con questa tecnologia, la useranno nello stesso modo in cui utilizziamo oggi un qualsiasi telefono, con naturalezza, in modo pressoché automatico.
Per questo ci sarà molta più condivisione e diffusione, molte più azioni e reazioni che non possono non sfociare negli effetti che puoi immaginare.
Cerchiamo di fare un esempio al contrario, indipendentemente dai tuoi gusti musicali, sei perfettamente a conoscenza che Internet oggi può decretare in pochi mesi un successo planetario ad un determinato artista.
È già successo, continuerà a succedere, ma quello che deve interessarti è che il fenomeno è in costante crescita e modificazione
Un esempio pratico: Il tormentone del rapper sudcoreano PSY, GanGam Style, nel 2012, fu il primo video musicale virale (termine spesso usato a sproposito, come ti svelerò tra poco) che sfondò la soglia di 1 miliardo di visualizzazioni sulla piattaforma video Youtube©.
Dopo quattro anni, il numero delle visualizzazioni supera i 2.800.000.000
Nel 2016 il video musicale del rapper statunitense Wiz Khalifa, dedicato alla prematura scomparsa dell’attore Paul Walker, protagonista della serie cinematografica “Fast And Furious“, morto in un incidente stradale nel novembre del 2013, raggiunge pochi mesi dalla sua uscita la quota di 2.900.000.000 di visualizzazioni, scalzando Psy dal trono appena conquistato.
Arriviamo al Gennaio 2017, quando il portoricano (e sconosciuto...) Fonsi, pubblica il suo video musicale della canzone “Despacito” , visibile a questo link: https://youtu.be/kJQP7kiw5Fk che in appena cinque mesi, supera la barriera dei 3 miliardi di visualizzazioni.
Al momento in cui sto scrivendo queso articolo, il dato ufficiale è il seguente:
- 5.531.715.425
lo scrivo in lettere….cinquemiliardicinquecentotrentunomilionisettecentoquindicimilaquattrocentoventicinque visualizzazioni, che probabilmente sono già aumentate (per poi assestarsi, visto che non parliamo di un particolare capolavoro musicale...)
Sono numeri inimmaginabili per qualsiasi azienda, a meno che non si parli di multinazionali del Web…
Per capire meglio la dimensione del fenomeno, Apple® , per il lancio 2018 di IphoneX® ha raggiunto quota 22 milioni di visualizzazioni (non miliardi)
Ovviamente adesso potresti dirmi:
“Marco, bella storiella, ma io produco marmitte per auto, perché mai dovrei preoccuparmi di cosa fanno nell’ambiente dello spettacolo?”
La risposta è altrettanto semplice: dietro questi fenomeni ci sono grandi aziende di comunicazione, ovvero il successo di questi fenomeni non è costituito da cosa propongono o vendono, ma della loro capacità di comunicare.
Già perchè, è bene che tu lo sappia una volta per tutte:
i Video Virali NON esistono!
Proprio così, i cosiddetto video “virali”, non esistono e non possono esistere; come spiega Marco Montemagno in questo video sul suo canale Youtube
La viralità, se genuina, è destinata a spegnersi in breve tempo e soprattutto non raggiunge numeri planetari.
I video cosiddetti “virali”, nascono in raealtà da una attenta pianificazione a tavolino, ingenti risorse economiche e, soprattutto, la collaborazione di network di diffusione dell’informazione molto potenti.
Tornando all’esempio dei video, il fenomeno PSY, che è stato indicato dai media come un “fenomeno virale generato dalla rete”,…ma è davvero così?
NO!
In realtà per oltre l’80% è stato frutto di un mega lancio da parte di case discografiche, televisioni, network satellitari e radiofonici, oltre a un nutrito gruppo di giornalisti riuniti in un unico progetto che hanno fatto sì che, già dopo un mese dal lancio, il video avesse già diverse milioni di visualizzazioni, opportunamente riprese da tutti i media coinvolti nell’operazione, amplificandone così la portata e facendo in modo che fossero fuori naturalmente ripresi da media di tutte le nazioni, generando così l’effetto a valanga che ha portato i numeri di cui sopra.
Ok, quindi abbiamo parlato di video, abbiamo parlato di realizzazione, di media on-line e tradizionali, di video musicali, di miliardi di visualizzazioni…… ma non stavamo parlando di EGO?
Esatto, stavamo appunto parlando di questo, e l’esempio che ho voluto portarti serve a dimostrare che la nostra percezione di “grandezza” va misurata con un mondo già naturalmente abituato ai grandi numeri, e che a tali cambiamenti si assuefa a velocità supersonica, anzi, ipersonica.
Ecco perché non basta dire cose del tipo: “la nostra azienda produce le cose migliori”, ma è necessario impegnarsi in una comunicazione aperta con il pubblico, facendogli concretamente capire che stai dicendo la verità.
Se hai letto il mio articolo Le PMI non sanno comunicare ricorderai che ho concluso la stessa citando l’ingrediente segreto più importante: il buon senso.
In un mondo sempre più intersecato nelle realtà virtuali e nelle comunicazioni diffuse, per una PMI diviene fondamentale riscoprire quelli che sono i valori fondanti dell’imprenditoria italiana.
Parlo di valori come
- inventiva
- adattabilità
- snellezza
- creatività
e soprattutto la capacità di avere rapporti umani.
In tutto il mondo dicono la stessa cosa “gli italiani gesticolano”, e io dico che questa è una bellissima cosa, perché significa che dentro di noi siamo naturalmente inclini a comunicare con gli altri a cercare di spiegarli, di farli “vedere le cose”, come se le stessimo disegnando su una immaginaria lavagna.
Questo significa che abbiamo una dote innata per la comunicazione.
Poi, quando questa cosa deve essere applicata all’interno di un ambito lavorativo, molte volte ce ne dimentichiamo, in nome di una non meglio definita “serietà” di cui, alla prova dei fatti, non interessa niente a nessuno, anzi, molto spesso viene vista come inutile e noiosa
Ecco perché dobbiamo avere il coraggio di “togliere di mezzo” il nostro EGO, una zavorra inutile, pericolosamente illusoria, capace di farci rimanere ancorati ad una visione delle cose che non rispecchia più la realtà dei tempi.
Sgombrato il campo da questo inutile orpello, aprirai la tua mente a nuove capacità di analisi e visualizzazione della realtà che permetteranno di cominciare a metterti in ascolto con il bene più prezioso che la tua azienda ha: il tuo pubblico
Ricorda sempre che lì vivono i tuoi clienti, anche se al momento magari stanno mandando un messaggino dal cellulare, e quindi non possono ascoltarti. ;-)
Concludo con una buona notizia: cambiare comunicazione è possibile!
Ma è necessario avere la pazienza di incominciare a costruirla, facendo un percorso programmato e seguendo i consigli che ti darò in altri post.