Vedere per credere: l’effetto McGurk
tanti anni fa, i più grandicelli ricorderanno uno spot televisivo dove il venditore, presentando alcuni grandi magazzini nel settore dell’arredamento, concludeva sempre ogni intervento con lo slogan: “provare per credere“.
il senso di quella pubblicità era, sostanzialmente, quello di trasmettere al consumatore l’idea che non si doveva affidare di ciò che vedeva, ma divenirlo a toccare con mano, quindi provarlo, per rendersi conto che era vero.
Per quanto possa sembrare assurdo, trattandosi di una semplice pubblicità televisiva, il messaggio, magari in modo inconsapevole, era assolutamente corretto: Non fidarsi di quello che vediamo, o crediamo di vedere, è una regola assolutamente veritiera e ampiamente comprovata da moltissimi studi scientifici, tra cui quello oggi conosciuto come “effetto McGurk“.
Wikipedia lo descrive così
L’effetto McGurk è un fenomeno percettivo che dimostra un’interazione tra l’udito e la vista nel riconoscimento di una parola o di un singolo fonema. Questo suggerisce che il riconoscimento linguistico è un processo multimodale, cioè che coinvolge informazioni da più di una sorgente sensoriale. L’effetto McGurk è talvolta chiamato effetto McGurk-MacDonald, dato che è stato descritto per la prima volta nell’articolo di Harry McGurk e John MacDonald nel 1976.
Questo effetto può essere sperimentato quando un video che mostra la produzione di un fonema viene doppiato con il suono registrato di un altro fonema. Spesso il fonema percepito è una via di mezzo tra i due. Per esempio, un video che mostra /ga/ combinato con l’audio di /ba/ è spesso percepito come /da/. Questo effetto è molto robusto; la conoscenza della sua presenza sembra non aver quasi alcun effetto sulla sua percezione. In questo è molto differente da alcune illusione ottiche che una volta scoperte, non hanno più effetto.
Lo studio dell’effetto McGurk è stato utilizzato per la produzione di programmi di riconoscimento vocale che fanno uso di una videocamera e di un software di lettura del labiale.
Uno studio del 2005 di Wareham e Wright ha mostrato come l’inconsistenza dell’informazione visiva può cambiare la percezione delle frasi ascoltate, suggerendo che l’effetto McGurk potrebbe avere grande influenza nelle percezioni della vita quotidiana.
E adesso te lo spiego con parole mie….
Era il 1976 quando Harry McGurk scoprì che la percezione del linguaggio non dipendesse dal suono, quanto dalla visione
Per dirla in modo diverso “ascoltiamo quello che vediamo”.
Digitando il nome dello studioso su Google troverai tantissime referenze sull’argomento qualora tu voglia approfondire, ma per facilitarti ho selezionato un video realizzato da un ventriloquo che spiega perfettamente di cosa stiamo parlando.
In breve, nel video il ventriloquo pronuncia sempre la stessa parola, un semplice “bah”, ma cambia le impostazioni del labiale, simulando l’utilizzo di diverse consonanti iniziali.
Come potrai vedere il risultato è sorprendente, perché il tuo cervello comincerà a sentire quello che vede, in pratica smettendo di ascoltare con le orecchie, sostituendo l’ascolto uditivo con quello visuale e cognitivo di associazione.
Si tratta soltanto di un semplice esempio basico, ma che aiuta, qualora ce ne fosse ancora bisogno, a capire che non siamo e non saremo mai completamente in controllo della nostra mente, perché esistono alcuni meccanismi automatici che ci spingono a fare cose che, razionalmente, non prenderemo nemmeno in considerazione.
Con questo semplice ragionamento in testa, ti lascio pensare quanto alcuni meccanismi della comunicazione, se utilizzati correttamente, possono fare pressione e leva su moltissimi aspetti percepiti dall’utente finale.
Tieni presente che queste modalità di attivazione inconscia riguardano anche i cromatismi, la tipologia dei testi usati, ma anche dimensione e formattazione.
Insomma, quarant’anni dopo la scoperta di McGurk, nonostante gli enormi progressi fatti dalla società, dalle persone e le tecnologie, dovremmo avere sempre l’umiltà di capire che ci sono aspetti sui quali porre una grande attenzione al fine di ottimizzare qualsiasi attività, ma, a maggior ragione, tutte quelle che si riferiscono direttamente al variegato mondo della comunicazione e del marketing in generale.